01e come mi chiama Vale “L’Organizzatrice”

 

INIZIO VIAGGIO

I COLORI DEL NEW ENGLAND

Quella nel New England è stata un’esperienza fantastica e ancora m’interrogo su cosa ci sia di tanto magico da avere una tanto profonda e malinconica nostalgia di quei posti.

Il New England è anche la “vecchia america”, quella colta, quella dove hanno sede importanti università. Qui, nel New England, tutto ha avuto inizio.

Il New England è la natura. Le sconfinate coste del Maine o  le città come l’aristocratica Boston.

Il New England è la gente. Qui le persone hanno una mentalità ed un comportamento completamente diverso da quello del tipico americano da “pacca sulla spalla”. L’abitante del New England preferisce un cortese, gentile ed educato “good morning”, al più gioviale “hi”. Un “good morning” pronunciato sempre con disarmante sorriso che ti riempie il cuore.

Di certo il New England deve gran parte del suo successo al fatto che, pur essendo geograficamente e paesaggisticamente tra le più variegate, si estende su un territorio compatto con spazi, tutto sommato, contenuti: poche località del New England distano più di mezza giornata di auto da Boston.

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21 giugno arrivo a  New York ore 13,10 e trasferimento a Boston (Waltham) 336 km.

L’ arrivo a Boston è stato un po’ traumatico, in quanto non riuscivamo a trovare l’albergo, eravamo stanchi, abbiamo rischiato con il nostro SUV di far venire l’infarto ad un’anziana signora in quanto in un parcheggio non abbiamo inserito il freno a mano e la macchina andava indietro senza che ce n’accorgessimo. Soltanto le grida dell’anziana signora “STOOOP!!!! STOOOP!!!” ci ha fatto risvegliare da quel torpore e da quella stanchezza che ci portava a girare per i dintorni di Boston senza riuscire a trovare la meta. Devo dire che questa è una caratteristica che ci ha accompagnato per tutto il viaggio, infatti non è mai stato facile trovare gli alberghi prenotati e quando li trovavamo nel 90% dei casi sbagliavamo strada. Fu così, che per tornare in albergo, ormai impiegavamo circa dai 45 a 60 minuti. Ma il bello della vacanza è anche questo, con i ragazzi che puntualmente si addormentavano in macchina e noi 4 adulti a discutere la strada migliore. Chissà perché io e la mia amica Lety eravamo sempre d’accordo sulla strada da seguire al contrario di Paolo e Claudio che avevano un altra idea. Alla fine stanchi ma contenti di essere arrivati  tutte le polemiche femminili e maschili finivano sempre con enormi risate.

22 giugno Boston

Il mattino seguente giro della città di Boston, bella e aristocratica, forse avremmo dovuto soggiornarvi di più ma questo è sempre un buon motivo per tornarvi nei prossimi anni. Ormai gli States sono una delle nostre mete preferite. Nel tardo pomeriggio ripartiamo nuovamente in direzione nord…non si può tornare a casa, infatti, senza aver fatto almeno una puntatina a Freeport, la capitale del discount e degli outlet e pernottamento.

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23 giugno Freeport national park Acadia (191 KM)

Arrivati a Freeport siamo come impazziti: si compra di tutto e di più con prezzi stracciatissimi, accompagnati dal nostro caro Euro così forte. La mattina seguente dopo aver nuovamente ripassato in rassegna i negozi di Freeport, riprendiamo la strada per il nord in direzione della Penobscot Bay.

23 giugno Freeport national park Acadia (191 KM)

A metà della baia che ci porterà all’Acadia National Park non si può saltare la cittadina di Camdem, (Km 101 da Freeport) con il porto, il più bello del Maine.

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Per arrivare a Camdem si percorre la Us1 quella che termina a Key West in Florida e inizia al confine nord del Maine attraversando tutta la costa est. L’unica zona da segnalare è proprio il  porto dove abbiamo mangiato la famosa aragosta del Maine, bollita e servita (20 $ ). Da segnalare il fiume che divide la città che si getta in mare da una scenografica cascata proprio sotto ad un ristorante.

 

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Ecco la famosa aragosta del Maine

Continuiamo la nostra esplorazione della Penobscot Bay, lungo la strada costiera, ammirando da un lato i vari paesini lungo il percorso, dall’altro la baia, costellata da isole più o meno grandi, come Deer Island, avendo sempre come sfondo il nostro obiettivo finale, l’isola di Mount Desert Island, sede dell’ Acadia National Park.

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Lungo il percorso si incontrano paesi come Lincolnville, Belfast, Searsport (famosa per i negozi d’antiquariato). Dopo un piacevole salto nel passato, ritorniamo alla vita moderna e raggiungiamo Ellsworth, (km 90 da Candem) prima porta d’accesso al Acadia National Park.

La prima cosa da fare, quando si visita l’Acadia National Park è fare la Park Loop Drive, ovvero un percorso a senso unico, lungo circa 43 km, che si estende nella zona est della Mount Desert Island. E’ certamente il luogo più visitato, quindi nella stagione di maggiore afflusso e nelle ore più centrali la strada è molto trafficata e perde di fascino. Meglio quindi partire di buon mattino e farsi la strada in solitudine, o studiare altri modi di muoversi, ad esempio in bicicletta.

Uno dei modi migliori per visitare il parco è quello di noleggiare una bici e affrontare uno dei tanti percorsi che si snodano lungo le 45 miglia di sentieri appositi. Gli amanti delle passeggiate e dei sentieri (trail & hiking), possono invece usufruire di oltre 120 miglia di sentieri, più o meno difficili e impegnativi. Un modo interessante per muoversi all’interno dell’Acadia National park è quello di usare l’ Island Explore Bus, un bus-navetta gratuito, con sette linee, che raggiungono i punti di maggior interesse del parco, collegandolo ad esempio con i campeggi e gli hotel della zona. Davvero interessante potrebbe essere, l’utilizzo della linea numerno 7, Southwest Harbor, che consente di poter raggiungere l’esteremità più lontana del parco, senza dover usare i propri mezzi…rispettando al massimo la natura!

Una curiosità, nell’Acadia National park, si trova anche l’unico Fiordo degli Stati Uniti d’America, si chiama Somes Sound, e divide Northeast Harbor dalla southwest Harbor.

Ma senza cercare di impegnarsi troppo è bellissimo girare per il porticciolo di Bar Harbor, fermarsi a guardare i pescatori che caricano le nasse sulla barca per andare a pescare le aragoste.

 

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Oppure lasciarsi trasportare dalle risate nel provare tutti i cappelli ed occhiali più strani che si trovano nei negozietti vicino al porto.

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Se si inizia la visita del parco di buon mattino e con un certo interesse per la natura, i sentieri e il paesaggio, si può pensare di terminare la visita anche verso le 17, giusto il tempo di tornare in albergo.

25 giugno da national park acadia Albany 684 km

Albany 1 notte

Trecento anni di storia, una comunità artistica fiorente e una natura apparentemente incontenibile, rendono la capitale dello stato di New York, sul fiume Hudson, una destinazione interessante. Gli sportivi si recano qui per praticare sci, escursioni, canottaggio e pesca (la pesca della trota e del persico trota a bocca piccola è tra le migliori negli Stati Uniti). La città è circondata da montagne e d’autunno le tonalità dei rossi e dei dorati sono indescrivibili. La città è dominata da un elaborato complesso di 10 edifici che comprende: il Palazzo del Governo; il New York State Museum, con diorama molto realistici come una scena di vita degli indiani d’America e le operazioni dell’ abbattimento degli alberi ad Adirondack e l’Empire State Performing Arts Center fatto a forma di uovo e soprannominato appunto “the Egg”. Gli appassionati di storia potranno ammirare le abitazioni coloniali, le storiche chiese e i musei, oltre a visitare le imponenti ville del 18°secolo, come la Schuyler, un perfetto esempio di architettura del periodo precedente alla guerra di secessione. Sia gli appassionati di natura che di storia saranno soddisfatti da questa gemma nella parte settentrionale dello stato di New York.

 

26 giugno da albany a niagara km 486

Niagara Buffalo 26/27 giugno 1 notte

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Cosa dire delle cascate del Niagara: belle imponenti maestose da togliere il fiato. Esperienza unica ed indimenticabile, sia per appassionati di natura che non. Da ricordare è la parte Canadese sicuramente la più spettacolare.

BUFFALO NEW YORK 637 km

27/28/29/30 giugno buffalo new york

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Per noi New York è quasi un ritorno a casa, essendoci stati diverse volte negli anni passati. E’ naturale quindi che questo soggiorno sia più tranquillo, libero dall’ansia di vedere cose che già conoscevamo: per esempio, non giriamo per musei; per esempio, non andiamo alla Statua della Libertà; per esempio, non facciamo lo shopping sfrenato e un po’ cafone che a volte distingue gli italiani negli Usa;
ma per esempio saliamo sull’Empire State Building.

Le Torri, ahimè, non ci sono più, ma a GROUND ZERO ci andiamo. E ci commuoviamo.
Di nefandezze nella mia vita ne ho sentite, ne ho viste e (per lavoro) ne ho raccontate tante, ma la tragedia dell’11 settembre mi ha colpito come niente mai prima di allora. Neanche la strage alla stazione di Bologna del 1980 e l’assassinio di John Kennedy nel 1963, quando ero bambina, mi schiaffeggiarono come le Twin Towers.

E proprio nel punto dove io, con la macchina fotografica, per riprendere il mio marito e la cima delle due Torri mi dovetti sdraiare (sì: sdraiare) sul marciapiede, ora c’è un grande buco. Non c’è più il ristorante all’ultimo piano dove andai con lui per una cena romantica. Ora al posto delle Torri, al posto delle persone che ci stavano dentro e al posto dei miei ricordi c’è un grande buco. E di fronte al grande buco c’è la stazione dei pompieri. E dentro la stazione dei pompieri c’è una targa che ricorda coloro che morirono quel giorno per tentare di salvare quanta più gente possibile. E ci sono due caschi, recuperati, loro sì: anneriti, distorti, quasi fusi. Ecco le lacrime che affiorano, che premono. Dice il tassista che ci ha portato lì: “non c’è un abitante di New York o dei dintorni che non abbia avuto un parente, un amico, un conoscente che non sia stato lì dentro o che non vi sia morto”. Lui è stato fortunato: suo genero fu tra le ultime dodici persone uscite da una delle due Torri prima del crollo.

Nei giardinetti lì intorno, dove gli impiegati si siedono a mangiare uno spuntino all’ora di pranzo, ce n’è uno speciale. Anche lui seduto sul gradino di un’aiuola, anche lui con la 24 ore ai piedi, aperta, dentro la quale si intravedono incartamenti, il telefonino, le penne, anche lui in giacca e cravatta. Solo che è di bronzo. Lui non si muove. E’ un commovente monumento a tutti gli impiegati che quel mattino andarono a lavorare e non tornarono più a casa.

Non voglio però lasciarmi prendere la mano. Non mi azzardo a indicare itinerari, luoghi o percorsi a New York. Ognuno la deve girare o rigirare a seconda delle proprie esigenze. Del resto sono troppi i posti degni di nota, meglio affidarsi ai propri gusti, alla fortuna e a una buona guida. Io posso solo continuare a segnalare ciò che abbiamo o non abbiamo fatto (per esempio, rimpiangiamo di non essere andati a visitare Ellis Island – http://it.wikipedia.org/wiki/Ellis_Island).

Da diversi viaggi a questa parte, per avere una prima visione di insieme di una città abbiamo adottato un sistema molto turistico ma decisamente efficace: l’uso dei bus HIP ON HIP OFF. Si paga una cifra fissa all’inizio e poi con il bus turistico a due piani (quello sopra scoperto) per 24 o 48 ore consecutive si può girare la città con la guida che attraverso il microfono illustra le cose più interessanti. Si può scendere a qualsiasi fermata e si può risalire quando si vuole. In questo modo si elimina anche il problema dei trasporti cittadini.

Sembra scontato, ma è sempre bene ripeterlo: MAI E POI MAI andare a Central Park di sera.

E’ invece stimolante viverlo durante il giorno. C’è di tutto: gente che fa footing, che prende il sole, che gioca a frisbee, va in fa ginnastica, va sui pattini. C’è il laghetto, punti dove si ascolta musica. C’è un bellissimo ristorante, Tavern on the green; non è a buon mercato ma ci si può andare per un brunch.

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Lasciate da parte le visite obbligate, ci godiamo le nostre giornate passeggiando alla scoperta di quartieri come Soho, la borghese Upper West Side e l’elegante Upper East Side; occhieggiamo il Dakota Building ricordando ai ragazzi John Lennon che lì vi abitava e che lì venne assassinato 26 anni fa; ammiriamo lo Strawberry Field, piccolo parco alla memoria di John che prende il nome da una delle canzoni dei Beatles, e che la vedova Yoko Ono si è impegnata a mantenere; scoviamo il famosissimo Flatiron Building con la forma di un ferro da stiro, e così via…

Se siete in città tra la domenica e il venerdì, potete andare a dare un’occhiata, dalle 23:00 in poi, al mercato del pesce che si tiene proprio in riva all’acqua. Non ricordo l’indirizzo, comunque è dalle parti di South Street Seaport, Lower Manhattan.

La Statua della Libertà non è praticabile per motivi di sicurezza dopo l’11 settembre; il giro di Manhattan con il traghetto è, a mio parere, troppo lungo e dopo un po’ anche noioso. Oltretutto non ci sono nemmeno più le Torri la cui vista toglieva il respiro quando si incrociavano le acque nella parte meridionale dell’isola; ciò che si può fare, in modo veloce ma appagante (ed economico), è prendere al tramonto il Ferry per Staten Island. Impiega 25 minuti ad andare e 25 minuti a tornare. Non si paga nulla, è gratis! Se vi sedete sul lato destro del battello, che dalle 6:30 alle 24:00 parte ogni mezz’ora, non solo vedrete il sole tramontare in compagnia dello skyline, ma assisterete alla magia delle mille luci della città che si accendono. Cosa chiedere di più?  Se e quando passeggerete per West Side, cercate di capitare al 2245 di Broadway e l’80ma Street: c’è Zabar’s. Noi ci siamo stati, tutti, o quasi entusiasti. Dolci a non finire, salumi, formaggi, un pane afgano che dicono sia la fine del mondo, il miglior salmone affumicato di New York City, tea, yogurt, minestre, torte salate. Ottimi i prezzi. Al 2239 c’è H&H Bagels: i suoi bagel, da provare caldi o tostati, vanno su ordinazione in tutto il Paese. Tutti abbiamo gradito questa sosta, tra l’altro affollatissima, tranne Claudio che vuoi per fedeltà e tradizione o confusione è andato a mangiare il sushi in un ristorante vicino.

La sera non potete perdere una puntatine da “Bettola” ristorante italiano sulla 80.ma street. I ragazzi (e principalmente io) sono impazziti da tanta buona CUCINA ITALIANA: pasta al dente condita con pomodorini pachino freschi, senza panna ne’ salse e con il parmigiano fresco. Per non parlare del pesce o della New York Stick. Anche questa è America, gridavo ogni tanto, specialmente quando qualcosa mi riportava alla mente la nostra cara Italia.

Per quanto ci riguarda, un po’ di shopping non manca, ma è discreto. Una puntatina da Tiffany, tanto per raccontare la trama del film ai ragazzi, degli accappatoi da Disney Store nella Fifty avenue, scarpe da basket, qualche pensierino per gli amici del cuore dei figli, immancabili le cartoline e piccole cianfrusaglie che andranno ad allargare le nostre collezioni domestiche. Cose così.

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E se invece voi siete agguerriti shopper? Se siete partiti con un borsone vuoto e l’intenzione di riempirlo prima di rientrare in Italia? E’ bene sapere che New York non è il massimo della convenienza, se non altro perché ha l’IVA piuttosto alta. Un giro per gli outlet dovrebbe soddisfare la smania di spendere. Ecco un bel sito che ho trovato al riguardo: http://www.outletbound.com/usa50.html

Un’idea per cena, appagante e a buon mercato soprattutto se siete in quattro, è il DELI (abbreviazione di DELICATESSEN), una sorta di drogheria che è anche self-service, ci si può sedere e mangiare bene con poco.

A questo punto, se siete in zona, ancora pochi passi verso sud e fate una capatina al Marriot. Il Marriot ha degli ascensori fenomenali, vanno assolutamente provati: sono dei siluri trasparenti che, nell’atrio dell’albergo, schizzano verso l’alto o verso il basso lungo una colonna centrale. Si digita il piano a cui si vuole arrivare (il più alto, è ovvio) e automaticamente viene segnalato il primo ascensore che si renderà disponibile. Escludete l’unico (o gli unici due, non ricordo) che corre all’interno della colonna, e che quindi non è panoramico, e fate su e giù a velocità pazzesca fino a quando il senso del ridicolo non vi richiama all’ordine.

Un pomeriggio ci siamo imbattuti nel Gay Pride parade! Non vi dico le risate, loro sulle loro auto scoperte più dei loro mini abiti e noi ai bordi della strada che cantavamo e ridevamo peggio di loro, neanche fossimo gay impazziti. Ma quando si sta in un’altra città, in un altro paese tutto è concesso, tranne a me, infatti mio figlio Alberto, sempre attento, mi richiama all’ordine in ogni momento. Chissà perché le mamme degli amici quando ballano e fanno casino sono sempre le più “fiche” mente la propria mamma diventa pazza se solo muove un dito.

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Inutile dire che ogni sera per tornare in albergo si ripeteva sempre la solita storia: ragazzi in macchina che dormivano (ed a questo punto io ed anche  Lety) Paolo e Claudio erano soli navigatore e pilota!!!!

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In pillole prima parte del viaggio:

 

21/22 giugno Boston 22/23 giugno Freeport  23/24/25 giugno ELLSWORTH (ACADIA NATL PK AREA)    25/26 giugno acadia – Albany km 700

26/27 giugno – Niagara km 486 BUFFALO/NIAGARA) 27/28/29/30 giugno buffalo new york totale km 4.000 circa

 

 

SECONDA PARTE DEL VIAGGIO

15Quella che vedete doveva essere la nostra macchina, per fortuna non era disponibile e ci hanno dato un pulmino 12 posti !!!!! Niente male visto che dopo la puntatine a Freeport anziché avere 2 valigie ne avevamo 4 senza contare le 3 dei nostri amici (di cui una era anche più grande in quanto anche loro non si erano risparmiati nello shopping).

ORLANDO 30/01/02/03/04/05    –    5 NOTTI

Dopo aver passato 10 giorni di inteso tour tra le meraviglie della costa, lo splendore delle cascate del Niagara la frenetica ma affascinante New York, senza  cambiare costa e ci dirigiamo verso la città dei divertimenti per eccellenza: ORLANDO.

L’avvicinarsi della città lo si può notare dal numero delle corsie della highway che stiamo percorrendo: in pochi chilometri salgono da tre a sei, poi sette,  e addirittura di più in alcuni punti, per ogni senso di marcia. Il traffico diventa improvvisamente molto intenso e la guida ci informa che gli svincoli che vediamo sono le uscite di DisneyWorld. Credetemi, sono proprio tante!! Il panorama è costellato da numerosi  grandi hotels, cartelloni pubblicitari dei parchi a tema, e numerose particolarità che solo qui si possono vedere come: i tralicci dell’alta tensione a forma di topolino oppure i segnali stradali con le grandi orecchie. Avvicinandoci al nostro albergo passiamo vicini al parco marino: Sea world;  poi è la volta degli Universal Studios, dove ammiriamo i famosi roller coasters di Island of Adventure e alcuni parchi acquatici, fra i quali il famoso Wet’ n’ Wild. Arriva la sera, nel cielo si vedono numerosi fasci laser colorati provenienti dai parchi divertimento………

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Tutti pensano a quello che si vedremo il giorno dopo, pensando ai divertimenti che ci attendono. Infatti prima di arrivare avevamo previsto di cenare all’Hard rock cafè (in zona Universal Studios ), da poco inaugurato è il più grande del mondo! Ma la serata scorre in senso diverso: anche qui per trovare l’albergo è stato un dramma, nonostante ero munita di cartine stampate da internet il giorno prima ci è voluta la solita mezz’oretta per raggiungere l’albergo.

Comunque ceniamo ben due volte all’Hard Rock cafè all’insegna del divertimento e dello stupore. Balli a tempo di musica dei Village People, ottime le mega-bistecche americane!

 

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Visitiamo il City Village della Universal dove si trovano numerosi locali a tema, cinema, ristoranti e gli ingressi a Island of Adventure, uno dei migliori parchi del mondo. Il giorno successivo ci svegliamo alle 7 e sorpresa: il termometro segna gia’ 30 gradi (luglio) e c’è la nebbia!!! E’ normale sappiamo che la zona era originariamente paludosa quindi è del tutto normale. Facciamo una abbondante colazione a buffet e poi con il nostro pulmino, soprannominato pulmino della scuola, ci dirigiamo verso Walt Disney World. il traffico sulla freeway è gia’ intensissimo. Al proprieta’ Disney si accede attraverso un grande portale, la strada è a tre corsie per senso di marcia e da ora in poi tutto è tematizzzato in stile Disney; ci sono numerosi cartelli che indicano le direzioni e gli svincoli per arrivare  a tutti i parchi: Epcot, Animal kindom, i parchi acquatici ecc. In giro non si vede altro che bus Disney stracolmi di persone; finalmente arriviamo  a un parcheggio che definire enorme e dire poco. E’ inutile dire che tutto è molto organizzato e non c’è una cosa fuori posto.

 

Il secondo giorno era dedicato alla visita degli Universal Studios,

Gli Universal Studios sono i parchi più famosi con divertimenti a tema cinematografici situati in diversi paesi del mondo. Il più antico si trova a Hollywood (Los Angeles, California) ed è stato costruito vicino ai veri studios della major americana. Il secondo parco Universal negli U.S.A. è molto simile a quello californiano ma qui i set non sono originali, si trova ad Orlando in Florida. Il terzo, in ordine di apertura, si trova in Giappone.

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Nel parco è possibile girare a bordo di un trenino attraverso i set dei film già prodotti dalla Universal; si possono inoltre vedere da lontano set cinematografici nei quali si stanno effettuando riprese (serie quali C.S.I., Desperate Housewives). Vi sono numerose attrazioni che prendono spunto sempre da film della casa produttrice (Terminator, Jurassic Park, Shrek, The Simpson). È anche possibile assistere a spettacoli quali musicals e riproposizioni di famosi film. Le attrazioni del parco e la visita ai set cinematografici sono in continua evoluzione data l’elevata produzione di nuovi film. Ci siamo divertiti tantissimo grandi e non per poi passare, nel pomeriggio, nella zona di Jurassic Park. Eravamo accaldati appiccicosi e stanchi, ma prima di lasciare gli Universal facciamo una puntatine nella zona dei piccoli, tanto per accontentare Vale e la mia passione di giocare in tutte le situazioni. E’ così che alle 20 di sera ci ritroviamo a fare i giochi d’acqua (se penso che tutto il giorno ci siamo morti di caldo) e per finire tutti fradici e bagnati andiamo a cenare all’Hard Rock cafè. Sicuramente in Italia non l’avremmo mai fatto ma quando si sta in giro per il mondo……. Anche questa è America!!!!! Fai quello che ti pare e non si scandalizza nessuno. Tranne come al solito mio figlio che come ho cominciato a ballare con il gruppo dei camerieri , sulle note dei Village People, ha cominciato a dire: “Pazza la solita Pazza”.

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Il giorno seguente siamo stati PARCO EPCOT

Come saprete o almeno chi ha letto i miei articoli sono stata ad Orlando nel 1997, in occasione dei miei 10 anni di matrimonio. Con i ragazzi di 3 e 6 anni siamo andati a disneyworld, ma non ebbi il tempo di finire di visitarlo e lo stesso fu per epcot center. Ma questa volta non ci siamo persi nemmeno un’attrazione.

Chi decide di andare ad epcot si ritrova davanti una palla enorme, con un trenino che ti fa visitare l’interno della palla.

Al suo interno ci sono rappresentati l’uomo e la sua evoluzione in tridimensionale, e cioè: dall’uomo primitivo e le sue attività fino all’uomo del futuro.

Dopo di che esci da lì e trovi fontane d’acqua a ritmo di musica. Giochi ed attrazioni che effettivamente forse sono più adatti ai più piccoli. Appassionante l’avventura su marte ed il volo sul mondo.

Dopo abbiamo deciso di visitare i vari paesi in miniatura: il messico con le facce dei maya, l’Italia con la sua gondola, il carretto siciliano e il ristorante di Alfredo (noto ristorante che si trova a Roma) e poi gli Stati Uniti con la sala ovale la Cina il Giappone e via dicendo.

Ma la cosa veramente spettacolare fu partecipare a delle scene di film in tridimensionale come tesoro mi si sono ristretti i ragazzi, che esperienza esaltante, ma non è finito di sera alle 10 circa quando il parco deve chiudere fanno i giochi pirotecnici accompagnati dalla palla del mondo tridimensionale che gira nel lago con tanto di luci, fuoco, acqua e musica.

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Il terzo giorno ad Orlando il tour prevedeva la visita del Kennedy Space Centre che è per lo piu’ un grande museo della NASA dove: sono raccontate le missioni spaziali, si possono vedere le rampe di lancio non piu’ in uso dello Shuttle, i primi pezzi della nuova stazione orbitante Alfa, una copia in scala reale dell’astronave che portò l’uomo sulla Luna nel 1969, un pezzo di suolo lunare e rivivere il count down prima del decollo. Il parco ritrova a soltanto 45 minuti di distanza da Orlando. Programma su un giorno intero per esplorare le sedi del lancio della NASA, situate su una riserva enorme dell’isola otto volte il formato di Manhattan.

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Inutile dire che ci siamo divisi, in quanto Paolo Claudio ed Alberto sono voluti andare alla NASA, mentre io Giorgia Lety e Vale siamo stati a Magic Kingdom (Castello di Cenerentola) . Mentre noi ci divertivamo un mondo riuscendo a fare 30 attrazioni e parecchio shopping, loro vagavano alla ricerca della Nasa ….. e non aggiungo altro in quanto mio figlio Alberto saprebbe raccontarvi quella giornata molto meglio di me. Vi dico solo che la sera, quando ci siamo tutti ricongiunti, mi ha detto: “Mamma se domani ci dividiamo io vengo con voi!!!!” Non aggiungo altro.

Il giorno seguente ci siamo diretti verso Daytona. Era il 4 Luglio, una splendida giornata di sole e tanta voglia di curiosare dal nostro pulmino della scuola.

 

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Quello che vedete sullo sfondo è il nostro pulmino!!!!!  Arrivati a Daytona Beach  ci dirigiamo verso la spiaggia con il pulmino in quanto, avevo letto su una guida, che tutti possono parcheggiare con la macchina sulla spiaggia, fare il bagno e prendere il sole sul cofano. Entriamo, paghiamo 5 dollari per l’ingresso e….. è proprio vero! Sono tutti lì con SUV moto macchine d’epoca e macchine dipinte a forma di coccodrillo. Il bagno è stato bellissimo: onde alte acqua calda ma…. Mia figlia testona non si è voluta mettere la crema. Un consiglio: mai e poi mai non proteggersi dal sole in Florida, Giorgia ha portato i segni della giornata a Daytona fino a Roma.

 

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Dopo i divertimenti di Orlando il giorno 5 luglio si parte alla volta Tampa km 136 km.

E’ il posto migliore al mondo dove vedere sicuramente i Lamantini nel loro habitat. Questa baia, avendo vicino una centrale elettrica, attrae per le sue acque più calde decine di Lamantini ed altra fauna.

La zona è stata quindi chiusa alla navigazione e la Centrale Elettrica permette di visitare comodamente il luogo e allo stesso tempo ciò permette di studiare in maniera ravvicinata, ma senza toglierne la libertà, a questa specie quasi in estinzione. Chiaramente abbiamo saltato questa sosta in quanto volevamo raggiungere la spiaggia di Sanibel, ma consiglio a chi ha tempo e voglia di andarli a vedere. (Sarà un altro buon motivo per tornare negli States).

Il resto della giornata l’abbiamo passata nei dintorni di Sanibel, la spiaggia delle conchiglie. E’ un luogo incantevole, forse il più bello per viverci visto qui in Florida.

24Dopo aver pranzato in un ristorantino molto carino e pittoresco (come direbbe Claudio) nel pomeriggio partiamo alla volta di Naples km 268 dove le spiagge che si affacciano sul golfo del Messico sono di un bianco unico e l’acqua di un azzurro che pare colorato apposta. La mattina seguente si parte alla volta va a visitare del Parco nazionale delle Everglades – Intrattenimento e divertimento.

 

 

25Altra tappa imprescindibile sicuramente il parco delle Everglades con possibilità, se si e’ fortunati, di incontri ravvicinati con gli alligatori. Facciamo una prima escursione a Flamingo con un ranger simpaticissimo che ci mostra flora e fauna locale più unica che rara ma poi ci dirigiamo verso l’entrata nord del parco dove funziona un servizio di bus con guida che si inoltra per una ventina di miglia nel parco. Anche qui abbiamo modo di vedere animali unici: uccelli stupendi, coccodrilli… e procioni!

 

26Ebbene sì anche loro hanno trovato il modo di sopravvivere. Scopriamo che questa palude e’ fatta di acqua per circa venti centimetri poi sotto si trova terra e roccia: ecco spiegato il perchè di piante che non sono per nulla acquatiche. Ma la cosa cui non si deve assolutamente rinunciare e’ d’obbligo: fare un giro su un airboat. Si tratta di barche con elica che sfiorano l’acqua della palude e si inoltrano per alcune miglia anche qui con possibilità di vedere flora e fauna. Era stata una bellissima esperienza il volo sul Grand Canyon….ma questa è un’altra cosa, non dico che la supera di gran lunga…. ma .una corsa al cardiopalma….. non aggiungo altro lascio tutto all’esperienza.

Nel pomeriggio ultima tappa del viaggio MIAMI km.205

MIAMI 06/07/08/09/10/11 5 NOTTI

Dopo la visita alle Everglades ci siamo spostati a Miami pernottando peri 5 giorni riuscendo anche a visitare le isole Keys. Miami è stupenda sia di giorno che di notte, le sue incantevoli spiagge, la frenetica Miami Beach, la notte con i suoi centri commerciali all’aperto.

 

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Ecco questa è la nostra ultima tappa per quello che risulterà l’ultimo soggiorno di un tour indimenticabile. Il rientro in Italia è stato abbastanza traumatico: a Fiumicino bagni sporchi e senza carta, lavandini rotti e senza la possibilità di asciugarsi le mani, a confronto sembra di arrivare in un paese del terzo mondo, con la sua disorganizzazione e tutto il resto……….

Ringrazio tanto i miei compagni di viaggio che mi danno tanta fiducia e mi lasciano prenotare (anche per loro) qualsiasi viaggio decida di organizzare. Ormai siamo i magnifici 7 (noi 4, loro con la figlia Valentina che ha la stessa età di Alberto, mio figlio). E’ bellissimo girare tanti posti nel mondo e condividerli con amici così cari, a volte siamo 12 o 14 ma Claudio Titti e Vale non mancano mai ed è a loro che dedico questo racconto di viaggio. Buona vita a tutti!!

 

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l mio motto di sempre: ogni lasciata è persa!

In pillole seconda parte del viaggio:

ORLANDO 30/01/02/03/04/05      5 NOTTI

Naples 05/06 luglio 1 notte    MIAMI 06/07/08/09/10/11 luglio 5 NOTTI

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